L'arte e la sua ombra (2014) by Mario Perniola

L'arte e la sua ombra (2014) by Mario Perniola

autore:Mario Perniola [Perniola, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi


3. È giusto punire le collaboratrici orizzontali?

Esistono immagini che meritano di essere considerate per il loro significato concettuale autonomo? Guy Debord, autore del saggio La società dello spettacolo [1967] e del film omonimo (1973), ne dubita. Infatti il suo film è sostanzialmente un’illustrazione del testo: mentre una voce legge brani del libro, scorrono sullo schermo sequenze tratte da film di John Ford, di Nicholas Ray, di Joseph von Sternberg, di Orson Welles… nonché di un certo numero di cineasti anonimi, frammiste a immagini di cinegiornali e di pubblicità. Il film è dunque essenzialmente un’opera di montaggio, il cui filo conduttore è costituito dal linguaggio teorico4. Esso solleva un problema fondamentale: se sostituissimo le immagini scelte con altre immagini tratte da altri film, il risultato sarebbe molto diverso? E anche quando Debord adopera immagini documentarie, esse contano piú per il valore simbolico che per la loro specificità visiva: per esempio, se invece dei Beatles fossero mostrati i Rolling Stones, se invece di Marilyn Monroe vedessimo Brigitte Bardot, non cambierebbe nulla. Dal film perciò si riporta l’impressione dell’assoluto primato del linguaggio teorico, non importa se scritto oppure detto. L’immagine è qualcosa di secondario e di accessorio che ha un valore esplicativo oppure propagandistico.

L’ironia della sorte ha voluto che a conclusioni opposte porti la visione del documentario Guy Debord, son art et son temps (1994) di Brigitte Cornand: questo, costruito con immagini di repertorio televisivo (telegiornali, attualità culturali…), contiene alcune delle sequenze piú inquietanti e perturbanti degli ultimi anni, come la ripresa degli ultimi istanti di una bambina sudamericana ingoiata da una palude in seguito a un terremoto, nonché la ripresa del tentato linciaggio di una donna somala accusata dai suoi connazionali di avere avuto rapporti sessuali con militari delle truppe dell’Onu inviate in Africa. In queste due sequenze l’aspetto documentario del cinema trova la sua massima esaltazione: episodi altamente tragici vengono colti dalla macchina da presa nel momento in cui avvengono senza che l’operatore introduca un suo personale commento o giudizio. Anzi, il sonoro in presa diretta ci fa ascoltare il saluto straziante che la bambina rivolge alla madre e il tumultuoso clamore che accompagna il denudamento della donna somala. Queste immagini pongono problemi teorici nel modo piú diretto ed efficace: perché la tecnica moderna, che consente di riprendere simili tragedie nel momento in cui avvengono, è incapace di recare un aiuto pratico alle vittime?

Il caso della donna somala è ancora piú complesso: infatti il filmato mostra che essa viene fatta scendere da una camionetta militare dell’Onu circondata da una folla minacciosa: sembra insomma che i militari ritengano che la questione non li riguardi, essendo un affare che i Somali debbano sbrigare tra loro. Il loro comportamento ci fa venire in mente Ponzio Pilato, con l’aggravante che essi stessi sono la causa del linciaggio. Certo, essi sono in Somalia per una missione di pace, per risolvere un affare che i Somali non riescono a sbrigare tra loro! Ma tra fatti pubblici e fatti privati, tra fatti militari e fatti sessuali esiste una



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